L’arte di dire grazie
Ho avuto la fortuna di avere una mamma, che ha sempre saputo farmi credere nei miei sogni. Non l’ho mai sentita dire “No, non ne vale la pena”, piuttosto l’ho vista suggerirmi:”Non curarti degli altri, ma guarda e passa”, riprendendo frasi importanti della letteratura italiana, per farmi capire che non é possibile vivere in un mondo in cui tutti ti accettano, capiscono e approvano, ma va bene cosí. A mia figlia Sofia cerco di dare le stesse lezioni, di non fare troppi errori, di convincerla che la gratitudine é l’unico sentimento che ci dovrebbe guidare e che bisogna davvero imparare a dire grazie anche per le cose piú piccole, che sono tantissime, ma messe una dietro all’altra formano la catena della vita e ció non andrebbe mai dimenticato. Mi reputo una donna di questo tempo, moderna se volete, anche se il mio spirito é ben altrove, lontano da quello che puó essere l’apparenza, peró va bene cosí. In fondo ognuno di noi ha delle parti che tiene solo per sé. Per fortuna.
Ringraziare e rendersi conto di ció che abbiamo é la chiave per essere felici. La vita ha indubbiamente alti e bassi, a volte é proprio come stare su un’altalena e ti viene fino il mal di testa, ma in fondo é cosí per tutti: una volta sei in alto, dopo un po’ in basso e per tre quarti del tuo percorso sei in mezzo, sempre proiettato nel futuro e incapace di rimanere nel momento attuale, anche se effettivamente é l’unico che esiste. Cosí a volte mi fermo, prendo qualche respiro e metto in atto una tecnica che ho appreso anni fa in un libro, del quale non ricordo piú nemmeno il titolo: diceva di contare, dalla macchina sino al lavoro, i passi che fai e per ogni passo trovare una cosa di cui sei grato. All’inizio mi sembrava un’impresa impossibile, ma poi ho capito che il senso non stava nel cercare cose esagerate, ma trovare la gratitudine anche nei fatti piú ovvi e scontati. Grazie per le gambe che mi fanno camminare. Grazie per questa giornata di sole. Grazie perché sono stati in viaggio e ho visto cose fantastiche. Grazie per la mia bambina. Grazie perché ho pochi amici ma sono ottimi. E grazie per tutti i problemi che devo affrontare, perché so che mi faranno diventare una persona migliore.
Condivido questo esercizio, perché nella mia vita ha cambiato molte cose. Innanzitutto non sto al telefono dalla macchina al lavoro, come seconda cosa arrivo in ufficio piena di pensieri positivi e poi mi rendo conto che, davvero, ho proprio tantissime cose belle. Se c’é una cosa che mi rende infelice sono le persone musone e purtroppo ne conosco tante, perché per una stranissima legge di nature intersecano il mio cammino, regalandomi piú di qualche momento di malumore. Ma poi, come direbbe mia mamma, guardo e passo, perché in fondo so di non essere qui per cambiare gli altri, peró posso cambiare me stessa. I miei pensieri. I miei sentimenti. Mi sono abituata a concentrarmi su me stessa perché so di essere l’unica persona su cui posso davvero contare e no, non é una cosa triste, é solo la realta’. Se ci pensate siamo proprio noi stessi quelli che non se ne andranno mai, che ci guarderanno dallo specchio come immagine riflessa, che sapranno conoscere ogni dettaglio piú intimo delle nostre storie e che non potremmo prendere in giro con qualche bugia detta piú o meno male. Insomma, tanto vale essere amici di noi stessi, che dite?
Cosí, mentre cammino e conto i passi, ringrazio anche per essere come sono e se sono sincera non cambierei neppure una virgola. Ok, ogni tanto mi cruccio per le righe che arrivano sempre piú vistose, ma cerco di prenderle come una mappa che indica la mia storia e credo che sia una storia benevola, positiva e a suo modo felice. Penso che ognuno di noi, nella vita, abbia una sua strada e per fortuna il mondo é grandissimo, quindi c’é proprio spazio per tutti. Il mio grazie non é il vostro grazie e il bello sta proprio in questo; in un’era di cloni piú o meno uguali mi fa piacere pensare di essere unica. Un po’ come un capo d’alta moda, fatto su misura per una certa cliente, che puó piacere o non piacere, ma rimane pur sempre unico, una sorta di opera d’arte. E cosí guardo anche alla gente che mi sta intorno: ognuno di noi é un’opera d’arte nel suo mondo. Certo, non siamo tutti compatibile, peró siamo qui per un motivo, che forse non scopriremo mai, ma non dovremmo mai perdere la curiositá di capirlo.
Quando questa mattina ho contato i miei passi, sono arrivata a 250. Con facilitá ho trovato 250 cose di cui essere grata e una delle quali era anche il mio scrivere, il vostro leggere e la possibilitá di toccare, anche se solo per un attimo, cuori e anime diverse dalla mia.