Alcune lezioni per il 2020

Buona Befana a tutte, mi vien da dire! A noi donne, che sí, siamo un po’ Befane, ma anche un po’ fate e tanto streghe, quindi va bene cosí. E siccome siamo proprio a inizio anno, adesso dovrei stilare una lista lunghissima di propositi e mete da raggiungere nel 2020. Ma non sono pronta. Un po’ anche perché in passato ho stilato davvero tante liste e ogni obiettivo non raggiunto, o raggiunto a metá, viene vissuto dal mio Io come una piccola sconfitta. Quindi per quest’anno mi auguro solo una cosa: di vincere le mie battaglie e scendere in campo solo per motivi validi, intelligenti e che mi aiutino a crescere. Di volere piú bene a me stessa e di prestare meno attenzione ai rumori del mondo. Perché sono tanti e molte volte feriscono l’anima.

Foto: Zen

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Proprio a fine anno mi sono messa a pensare cosa mi fa stare bene. Sono piccole le cose che mi danno serenitá e alcune fanno proprio sorridere. Ad esempio mi sono divertita un sacco a sbavare (nel vero senso della parola, e scusatemi se la uso) di fronte a quel gran pezzo d’uomo di The Witcher, serie Netflix che attizza gli ormoni, anche se sono in letargo. Dal mio cassetto magico ho tirato fuori tutte le riviste e i libri che non sono ancora riuscita a leggere e, beh, ovviamente non li ho ancora letti, ma sono a buon punto. Ho accesso le candele profumate, anche quelle che costano una fortuna, infatti non capiró mai come puó una candela costare 50 auro, ma visto che ce l’ho, tanto vale usarla, altrimenti ha ancora meno senso. E sapete una cosa? A dicembre ho fatto una cura detox per fregarmene del giudizio altrui e devo dire che mi sento benissimo.

Foto: Zen

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Nel 2020 non trascureró le persone che amo e cercheró di metterle al primo posto, perché se lo meritano. E anche perché mi rendono felice. Ha dunque un prezzo questa felicitá? Io credo di no, ma guai a chi me la porta via. In fondo leggo ovunque che la felicitá é un diritto di tutti, quindi tanto vale prendersela. E poi cercheró di spendere meno, lo dico proprio in attesa dei saldi, ma effettivamente ho l’armadio stracolmo di roba e sarebbe piú giusto donare che non prendere. Mi fa paura questa mania di avere, come se non bastasse mai, perché alla fine ti aggrappi a un acquisto come fosse la tua ancora di salvezza, invece ti porta sempre piú in basso. Questo stare costantemente all’erta mi ha davvero stufata, un po’ come i social media che ti annebbiano il cervello e alla fine ti rubano pure l’identitá. Ok, direte voi, ma sei tu a permetterglielo. Vero, non avete tutti i torti.

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Sono una che ringrazia tutto il tempo e i rancori non li lega al dito. Davvero. Dimentico, devo avere una sorta di sindrome della memoria breve, perché lascio proprio andare e giro pagina. La cosa belle é che dono alle persone un milione di possibilitá; a casa mia é sempre possibile riscattarsi e fare bella figura. La cosa  negativa invece é…esattamente uguale a quella bella. A volte faccio proprio la figura del pesce, neppure del pesce buono, ma proprio di quello tonto. Tuttavia ho l’impressione che si tratti di un lato del mio carattere che non posso cambiare e chissá, magari neppure voglio. Mi trovo a sorridere quando penso a tutte le opportunitá che ho dato, ai rospi che coraggiosamente ho ingoiato, alle porte che ho aperto a suon di sbatterci la testa. Ma alla fine ce l’ho fatta. Cero ora mi posso chiedere quanti cerotti ho messo sulla mia anima ammaccata, ma la veritá é che se fosse liscia come l’olio, allora di certo non mi apparterebbe. E quindi: va bene cosí.

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Ogni inizio anno é la pagina vuota del mio diario nuovo di zecca. Sfoglio le pagine e mi inebria l’odore della carta. Poi guardo le immagini, le pagine lisce e intatte, la copertina senza orecchie. Vicino ho il diario dell’anno scorso, che sembra uscito da una centrifuga di mani, pennarelli, penne a biro e stilografiche, bianchetti, adesivi e ricordi in versione Polaroid dell’estate passata. E, sinceramente, non so decidere quale mi piaccia di piú.

 

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