Diario dalla settimana della moda di Milano
Milano a settembre mi ha accolta in tutta la sua bellezza, quasi fossimo a luglio, con un caldo torrido e le fashionista piú indomite che si impuntano a indossare capi semi invernali. Eppure i 30 grandi di Piazza Duomo non lasciavano dubbi: siamo ancora in estate, tanto vale portare sandali e magliette senza maniche, anche perché, purtroppo, non durerá in eterno. Per me il pret-a-porter é di casa proprio qui; non serve a nulla convincermi che i Francesi ormai ci calcano stretti e che Parigi é super chic, perché Milano mantiene intatto il suo fascino, anche se, da brava critica, devo dire che le sfilate sono ormai dimezzate e le presentazioni sempre meno. Questo mi dispiace, quindi guardo con ancora piú ammirazione i designer che arrancano e cercano di stare a galla, a volte meglio, a volte peggio, ma tanto di cappello a chi non molla. E i testardi, nonché bravissimi, sono tanti.
Di questa edizione ricorderó il colore e le frange, presenti praticamente ovunque. Una moda davvero libera e liberatoria, pensata per la donna moderna, ma non dimenticando mai la femminilitá e la voglia di viaggiare. Adorabile Elisabetta Franchi, che mette in scena il su sogno: lei, donna con le palle (e scusatemi la parola, ma quando va detto, va detto e basta), sa cosa vuol dire creare abiti per le donne, anzi, per le sue donne. Bellissimo il bianco di Les Copains, cosí come la moda eterea e sexy di Genny, che a Milano apre il suo primo monomarca, con un mega party, al quale hanno partecipato tante, ma proprio tante influencer, ovvero belle donne. Grande assenza quella di Gucci, che sfila a Parigi, continuando il suo tributo alla Francia; capisco, ma mi dispiace. Emporio Armani ha sfilato all’aeroporto di Linate, creando una sorta di spostamento delle genti, ma chi puó, puó.
Tanti i compleanni festeggiati in passerella: i 65 anni di Missoni, i 60 di Les Copains, i 40 di Donatella Versace a capo della maison, i 90 di Luisa Spagnoli, i 50 di Etro, i 30 di Cividini (non ufficiali, peró ci sono), i 60 di Casadei (avete presente le sue scarpe?) e forse ne potrei trovare ancora qualcuno. Insomma, questi dati mi fanno davvero pensare a quanta storia ci sia dietro alla moda italiana, a quanto il Made in Italy conti nel mondo e a quanto bisogna essere fieri di questi risultati, che non sono proprio da tutti. Al di lá di tutto ció la moda a Milano, cosí come nelle altre metropoli modaiole, si svolge innanzitutto in strada, dove le varie IT girl, piú o meno famose, cercano un posto al sole, ovvero davanti all’obbiettivo. Poveretta la polizia, che deve costantemente dirigere a destra e a manca la mandria di fotografi, che fanno quasi a botte per lo scatto migliore. E il migliore é ovviamente in mezzo alla strada, con automobilisti inferociti che vorrebbero passare ma non riescono e autobus openair pieni di turisti, che non capiscono bene cosa stia succedendo. O forse lo sanno: é il circo della moda.
Mi piace osservare tutto questo, ma da giornalista ero lí con la mia equipe televisiva e devo dire che un po’ dispiace percepire quanto il mondo della moda sia diventato immediato. Certo si adatta alle tendenze e ovviamente deve stare al passo con i tempi, peró il tutto subito mi fa impazzire e mi rendo conto di essere pure o vittima della trappola di Instagram. Ormai vedo il mondo attraverso le storie che pubblico e mi faccio sfuggire il momento, perché desidero condividere e cosí dimentico me stessa. Che devo dire? Il fatto é che ci adattiamo un po’ tutti, nel bene e nel male cerchiamo di sopravvivere, il punto peró resta sempre lo stesso: speriamo che a forza di influencer non ci si dimentichi che la moda é un fatto serio e che va rispettata: sei mesi di lavoro per una sfilata da 10 minuti non sono pochi e se poi ci si concentra sugli ospiti e non sugli abiti, beh, mi sembra che non vada molto bene. Io comunque non posso lamentarmi: la moda per la prossima estate sará super bella, elegante e sempre intelligente, il che va bene.
Chiudo con la sfilata di Laura Biagiotti, dove incontro Ronn Moss. Avete presente Ridge? Beh, non é proprio semplice da dimenticare. Cosí ho fatto felice mia mamma, ma ammetto che starci appiccicata per qualche istante non mi é davvero dispiaciuto 🙂