La rivoluzione della donna che fa ciò che vuole

C’è stato un tempo in cui le donne dovevano scegliere un’etichetta: essere la “soft girl”, delicata e dolce, oppure la “girl boss”, determinata e sempre pronta a dominare il mondo professionale. Oggi, però, questa dicotomia sta lasciando spazio a una nuova consapevolezza: la donna moderna non deve scegliere tra due estremi, ma può essere tutto ciò che desidera, a seconda del momento e delle sue esigenze.

Foto: Freepik

Soft Girl: la celebrazione della dolcezza

La soft girl rappresenta la femminilità nella sua forma più delicata e vulnerabile. I colori pastello, i dettagli romantici, e un approccio empatico e gentile alla vita sono la sua firma. Questo stile non è solo una scelta estetica, ma anche una filosofia: prendersi cura di sé, vivere con leggerezza e trovare bellezza nelle piccole cose. È una rivendicazione di un lato della femminilità spesso sottovalutato, ma altrettanto potente.

Addio carriera, è il momento delle soft girl che lasciano il lavoro per vivere felici: ecco cos’è il nuovo trend della Gen Z e perché fa discutere Il controverso trend mostra un cambio netto della GenZ: priorità al tempo libero e al benessere piuttosto che all’ambizione di fama, successo e denaro.

Cosa voglio essere da grande? Voglio essere felice, godermi una vita lenta, coltivare le mie passioni, dedicarmi agli altri.

Sui social avrete visto video di questo tipo, accompagnati da scene di vita bucolica tra orti, giardini alla Beatrix Potter e caminetti accesi. Benvenuti nell’era delle soft girl, le ragazze che rinunciano alla frenesia del mondo del lavoro cercando una vita più rilassata e appagante tra le mura domestiche.

Il termine soft girl non è nuovo: circola sui social dalla fine degli anni Dieci ed è particolarmente popolare in Svezia, dove le content creator che si riconoscono in questo stile di vita spesso si descrivono come “hemmaflickvän” e “hemmafru” (letteralmente “fidanzata casalinga” e “casalinga“). Oggi le soft girl sono un po’ ovunque, e sono sempre di più: in generale, sono giovani donne che rinunciano alle ambizioni di carriera per dedicarsi a una “vita lenta”, qualsiasi cosa significhi.

Per la maggior parte di loro, significa lasciare il lavoro e dedicarsi alla cura di sé, allo sport, agli hobby e alla cucina.

A lungo andare significa prendersi cura del partner, della casa e di eventuali figli. In generale si tratta di ragazze che amano “romanticizzare” ogni momento della propria vita tra completini da pilates, elaborate skincare routine, diari della gratitudine e scenografici caffè con panna da sorseggiare in tazze di vetro. Insomma, sono il contrario delle “girlboss” che si alzano alle 5 per andare a correre prima del lavoro, e che pensano a come rompere il soffitto di cristallo, perseguire i propri obiettivi e raggiungere la stabilità economica.

Foto: Freepik

Il paradosso della Svezia

Il caso della Svezia è particolarmente singolare. Parliamo di un Paese che ha fatto dell’equilibrio vita-lavoro un manifesto programmatico e che per decenni ha indirizzato le proprie politiche verso le famiglie con doppio reddito. L’ascesa delle soft girl è stata vista con incredulità, se non come un passo indietro. In Svezia si discute dei motivi che spingono queste donne a uscire così giovani dal mondo del lavoro, nonostante le pionieristiche politiche in materia di parità di genere: sono spaventate dal burnout? Non vogliono sobbarcarsi il doppio stress di pensare alla carriera e alla famiglia?

La GenZ non è più ossessionata dalla carriera – In qualche modo il trend delle soft girl rispecchia il radicale cambio di valori della GenZ, più concentrati sul tempo libero, sulla vita privata e sul benessere piuttosto che sull’ambizione di scalare posizioni nella gerarchia aziendale. Ricordate il quiet quitting, cioè l’invito a fare il minimo sindacale al lavoro pur senza licenziarsi? O il ritorno di trend orgogliosamente iperfemminili, come l’estetica coquette? Per non parlare poi delle controverse Trad Wife, le mogli tradizionali americane che lasciano il lavoro per dedicarsi esclusivamente alla casa e ai figli e che strizzano l’occhio all’ultradestra.

Seppur molto diversi tra loro, questi fenomeni social sono tutti figli della disillusione verso il mondo del lavoro, considerato un gioco al ribasso e truccato in partenza. Non un ascensore sociale per ambire a una vita agiata e soddisfacente: piuttosto una ruota per criceti, da cui è meglio scendere finché si è in tempo. Le soft girl sono cresciute ascoltando i mantra motivazionali dei millennial e della Gen Y: hanno visto le “boss babe” dedicare le migliori energie alla carriera, sacrificando tutto il resto, relazioni e amicizie incluse. Hanno capito che “no pain, no gain” è una truffa, perché ci può essere moltissimo “pain” senza alcun “gain”. Hanno capito che anche “work hard, party harder” è una truffa, perché se dedichi notti, weekend e festivi al lavoro resta molto poco spazio per festeggiare. E così qualcuna ha iniziato a dire: “No grazie”.

Foto: Freepik

Girl Boss: la forza della determinazione

Dall’altro lato, la girl boss incarna l’autonomia, la leadership e l’ambizione. È una donna che lavora sodo, raggiunge i suoi obiettivi e non si scusa mai per il suo successo. È un simbolo di emancipazione e un modello per coloro che vogliono costruire il proprio futuro con determinazione e coraggio.

La rivoluzione dell’integrazione

Ma la vera rivoluzione è arrivata quando le donne hanno capito che non devono essere “o una, o l’altra”. La soft girl può avere la grinta di una girl boss, e la girl boss può abbracciare la dolcezza della soft girl. Questa integrazione rappresenta una nuova libertà: la libertà di essere chi vogliamo, quando vogliamo.

Una donna può scegliere di indossare un abito romantico e delicato mentre chiude un contratto importante. Oppure può essere impeccabile in un tailleur mentre si perde in una serata di coccole e introspezione. La bellezza sta nel fatto che non ci sono più regole rigide da seguire, ma solo la propria autenticità.

Foto: Freepik

La donna che fa ciò che vuole

Seppur molto diversi tra loro, questi fenomeni social sono tutti figli della disillusione verso il mondo del lavoro, considerato un gioco al ribasso e truccato in partenza. Non un ascensore sociale per ambire a una vita agiata e soddisfacente: piuttosto una ruota per criceti, da cui è meglio scendere finché si è in tempo.

La vera rivoluzione è proprio questa: fare ciò che vogliamo, senza sentirci costrette a rientrare in un’etichetta o a seguire aspettative altrui. La donna moderna ridefinisce continuamente il suo ruolo, abbracciando sia la vulnerabilità che la forza, sia la dolcezza che la determinazione.

Soft girl e girl boss non sono più categorie contrapposte, ma sfumature che ogni donna può combinare a suo piacimento, creando la sua personale definizione di successo e felicità.

Foto: Freepik

Il futuro è di chi non si lascia etichettare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *