Il bosco mi ascolta. E finalmente, taccio
Ci sono dolori che non si gridano, ma si portano addosso come veli leggeri. Invisibili, eppure così presenti. E ci sono ferite che non sanguinano più, ma lasciano cicatrici fatte di memoria. Ho chiesto fiori, e la vita mi ha portato la pioggia. È una frase che non tutti capiranno, ma ha un senso divino ed estremamente profondo. La pioggia lava via le illusioni, nutre le radici e prepara la fioritura. A volte, per sbocciare davvero, bisogna prima essere spogliati.

Foto: Zen

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Ho vissuto un’amicizia femminile che mi ha insegnato più di quanto avrei voluto imparare. Una sorellanza tradita, una delusione cocente. Mi ha costretta a ripensare profondamente il concetto stesso di unione tra donne.
C’è ancora troppa invidia, troppa competizione. Dai a una donna un po’ di potere e spesso dimentica chi era fino a un giorno prima: la sua fragilità, il suo bisogno d’amore, la sua umanità.
Si trasforma, si irrigidisce, e finisce per colpire proprio chi le era accanto. Una dinamica triste, ma reale.

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Chi sa ascoltare ti sente anche quando non dici niente.
Il mio bosco mi sente. Mi osserva mentre brucio le mie erbe, mentre preparo pozioni leggere, mentre guardo i cristalli trasmutare e cambiare forma.
Lì mi sento in equilibrio, lì la solitudine non è più una condanna ma una carezza. Il vento mi consola, il sole mi bacia, l’acqua canta melodie eterne. La natura parla, e io la ascolto.

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Ho imparato il valore della leggerezza. Quella vera, che arriva quando ti liberi delle persone pesanti, quelle che non camminano con te ma si aggrappano. Quelle che giudicano, che sporcano la tua luce per far brillare la loro ombra. È sorprendente quanto si viva meglio senza quel rumore di fondo, senza la fatica di dover sempre spiegare chi sei e perché sei fatta così.
Nella vita servono anche le persone brutte. Quelle che feriscono, che tradiscono, che ti mettono in discussione. Sono specchi scomodi, ma utili. Ti mostrano con chiarezza chi non vuoi diventare. E ti costringono a crescere, a trovare nuove radici, a ricostruire la tua autostima mattone dopo mattone.
Oggi, guardando ciò che ho e ciò che ho lasciato andare, mi sento profondamente grata. Grata a mio marito, che mi ha saputo abbracciare così forte da fratturare il passato. Grata a mia figlia, la mia guerriera, la mia amazzone, che illumina il mio cammino e non si ferma mai. Lei è la mia luce piena, la mia ispirazione costante.

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Non cerco più di spiegarmi. Non ho bisogno di convincere nessuno. Io vivo. In equilibrio. In ascolto. Dentro me stessa.