Quello spazio vuoto di cui tutti abbiamo bisogno
Così scriveva Herman Hesse:
Una meta si proponeva Siddharta: diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri, vuoto di sogni,
vuoto di gioia e di dolore. Morire a se stesso, non essere più lui, trovare la pace del cuore svuotato,
nella spersonalizzazione del pensiero rimanere aperto al miracolo, questa era la sua meta.
Quando ogni residuo dell’lo fosse superato ed estinto, quando ogni brama e ogni impulso tacesse
nel cuore, allora doveva destarsi l’ultimo fondo delle cose, lo strato più profondo dell’essere,
quello che non è più Io: il grande mistero.
L’immersione in questo spazio vuoto interiore ci permette di trovare l’origine e, allo stesso tempo, il mistero della vita. Ci permette anche di ritrovare anche noi stessi, affrontando paure e vuoti, che possono dare le vertigini. Eppure, é proprio nello spazio senza nulla, abbracciati al silenzio, che le cose diventano limpide come i laghi d’inverno.

Foto: Zen

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Lo spazio interiore é quindi uno spazio sacro, che ci permette di essere come siamo, senza alcun giudice pronto a bacchettarci. É uno spazio che ama estremamente la solitudine e non usa le parole. Ascolta, si ferma, espira, semplicemente esiste. Chi abita questo spazio coltiva se stesso, onora la propria esistenza, e diventa suo dovere cercare di mantenerlo quanto più vuoto possibile, imparando a non contaminarlo, evitando di riempirlo con il solito chiacchiericcio mentale, con emozioni pregne di negatività, con rumori provenienti dal mondo esterno.

Foto: Zen

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Siamo veramente liberi solo in questo spazio interno, in cui il mondo non può e non deve entrare. Una sorta di oasi contaminata solo dalla nostra persona e da nessun altro. Uno spazio per fermarsi e pensare, ma anche per venire protetti da tutto ciò che può non piacere, fare male, o, semplicemente, essere troppo. Uno spazio senza eco e senza ego che regala la possibilità di un reset momentaneo, per prendere le distanze, per assaporare nuovamente il concetto di libertà e tramutarlo nelle varie possibilità di scelta.

Foto: Zen

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Chi coltiva il proprio spazio sacro non rincorre una logica monetaria, né tantomeno è assuefatto dalla ricerca del profitto, ma si lascia avvolgere dal vuoto per sentirsi pieno.
***Abito: Qualcosa di Blu – Trieste, location Hotel Koper – Capodistria