Il mare sa sempre più di quanto dice

Capodistria non è solo una città, è un respiro antico, una voce che si mescola al vento e si dissolve tra le onde. Qui, il mare non è mai lo stesso: d’inverno è gelido, si fa scuro e misterioso, la bora lo increspa fino a renderlo minaccioso. In estate si veste di colori accesi, si lascia accarezzare da costumi variopinti e dalle risa dei bambini. Nel mezzo è puro zen, una meditazione azzurra che profuma di salsedine e di storie di marinai.

Foto: Zen

E poi c’è il vento. Un vento che sussurra il mio nome, ma anche quello delle streghe vissute prima di me. Porta con sé parole e ricordi, aneddoti e profumi che pochi sanno riconoscere. A volte è lieve, altre volte si insinua tra i vicoli con la forza di un messaggero dimenticato. Scompiglia i capelli, lascia brividi lungo la schiena, mi regala il mal di testa… ma forse solo per soffiare via i pensieri e permettermi di ritrovare il sole.

Foto: Zen

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Il mare è il mio confidente silenzioso, colui al quale posso raccontare ogni pensiero senza timore di essere tradita. Custodisce segreti, li avvolge nelle sue correnti, li culla nel suo respiro profondo. Sa ascoltare senza giudicare, sa rispondere senza parlare. A volte mi sussurra parole, altre volte tace, lasciandomi interpretare il suo linguaggio nascosto. Quando l’aria salmastra si fa all’improvviso gelida, per un attimo sento di non essere sola. Nel riflesso di una finestra lontana, un’ombra si muove. Un sussurro nel vento ripete il mio nome.

Foto: Zen

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Capodistria è questo: un intreccio di storie sospese tra cielo e mare, un luogo che esiste dentro chi sa ascoltare. E io ascolto. Guardo l’acqua e mi ci ritrovo dentro, nei riflessi mutevoli delle onde, nelle sfumature di azzurro che cambiano con il vento. Forse è per questo che il mare mi sembra sempre così familiare. Lui mi conosce. E sa sempre più di quanto dice.

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