Dopo i quaranta
Aiuta i tuoi simili a portare il loro peso, ma non portarlo tu per loro. Disse cosí Pitagora e mai frase fu piú vera. L’autunno mi accarezza le spalle, portandomi storie di foglie ingiallite dal vento e sentieri pieni zeppi di natura, che in questi mesi si prepara a morire. Una morte che é destino, che a modo suo é cosí speciale e profuma anche di rinascita, una morte che dona speranza e ci fa capire, ogni anno di nuovo, come in realtá tutto faccia parte di un disegno perfetto, del quale molte volte non conosciamo gli estremi e neppure il significato, ma sono certa che, visto dall’alto, sia magnifico.
Ho intrapreso un viaggio dentro a me stessa, che dopo i 40 anni mi sembrava d’obbligo. É stato un po’ un richiamo a ritrovare non solo le cose che contano veramente, ma anche quelle necessarie. In un mondo pieno di superfluo ho avuto bisogno, di mese in mese, di anno in anno, di abbandonare ció che non mi piaceva ne tanto meno serviva, per dare spazio all’aria e a un cielo splendidamente limpido. Una sensazione perfetta, di equilibrio mentale e fisico, che mi ha permesso di rinascere, indubbiamente con meno aspettative, zero pretese e la consapevolezza di esserci per me stessa, sempre e comunque. Credo che tutti siamo, almeno per una parte della nostra anima, persone spezzate e in cerca di aiuto. Un aiuto silenzioso e inconscio, che tuttavia sa snodarsi in maniera persino subdola in tutte le cose che facciamo. Ci vorrebbe un eroe salvatore per ognuno di noi, qualcuno a cui appoggiarsi come fosse un’ancora di salvezza, oppure, piú tardi nel tempo, semplicemente la consapevolezza che ogni cosa andrá bene e che questo viaggio sará splendido, giá per il fatto che l’abbiamo intrapreso.
Nel bel mezzo di questo cammino mi rendo conto che è giunto il momento di alleggerire il peso e di combattere la sfida più difficile di tutte: la guarigione personale. Quelle piccole ferite che sanguinano quando il tempo é un po’ piú benevolo, quei ricordi che ancora cercano risposta e quelle situazioni che sembrano averci marchiato a fuoco. Eppure non siamo il nostro passato né tanto meno quello che la gente dice o pensa. Siamo molto di piú, viaggiatori nel tempo, anime alla ricerca della luce, spesso tiranni con noi stessi e ciechi di fronte a veritá che preferiamo non vedere. Ma con gli anni cadono le maschere, si assottigliano i sensi, impariamo a credere che forse l’intuito esiste davvero e quelle antenne che ci dicono di cambiare strada, alla fine hanno sempre ragione. Basta ascoltare.
Guardo i tramonti che mi riempiono gli occhi di fuoco, circondata da queste spiagge che mi fanno compagnia da una vita. Sono sempre andata lontano, dall’altra parte del mondo, viaggiando oltre gli oceani per ritrovare me stessa. Non ho mai voluto, o saputo ritrovarmi a casa mia, per paura di venir ferita da persone che conosco, o da amici che tali non sono. Questo fuggire si é fermato ora, non per i miei 46 anni, ma per un virus che ha bloccato il mondo. Mi é difficile scrivere che gli sono grata, perché c’é una bella parte di me che lo soffocherebbe volentieri, buttandolo al rogo come fosse una strega d’altri tempi, eppure…Quando tutto si é fermato, mi sono fermata pure io e ho dovuto fare i conti con me stessa. Non so se sono finalmente arrivata alla fine, immagino di no, ma sono comunque a bun punto. Piú forte e viva che mai, ancora piú consapevole del mio essere donna indipendente, coraggiosa e caparbia.
Ho aggiustato me stessa. L’ho fatto nel giardino di casa mia, chiudendo gli occhi per sentire sulla pelle l’ennesimo tramonto caldo. E per deliziarmi, tardi alla sera, di quel cielo pieno di stelle.
Anna
Wow….una poetessa (oltre che psicologa e giornalista)!
Il tuo blog per me,è un ‘oasi di pace,relax e serenità e ti dico GRAZIE!
Un abbraccione
Lorella Flego
Sei sempre troppo gentile amica mia!