Il silenzio delle piccole cose

C’è un luogo dentro di noi dove il tempo si ferma, dove le parole si dissolvono e rimane solo l’essenza. È il regno del silenzio, quella dimensione invisibile che accoglie ogni pensiero, ogni respiro, ogni sussurro dell’anima. Il silenzio non è un’assenza, ma una presenza profonda, un sentiero che conduce all’incontro con ciò che è autentico.

Foto: Zen

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E’ silenzioso non colui che semplicemente tace, bensì soltanto colui nel quale il silenzio è presente come un’entità primaria, naturale. Se un maestro dell’arte oratoria come Cicerone ricordava che “vi è un’arte del silenzio che vale quanto l’eloquenza”, Plutarco nei suoi scritti sulla loquacità assicurava che “nessuna parola ha mai giovato tanto, quanto le parole non dette”. Questo mi fa riflettere molto.

Magari il bisogno del silenzio nasce con l’etá, quando ti ritrovi “nel mezzo del cammin della tua vita” e sai che “eterno” é una parola che non esiste, allora ti metti alla ricerca dei momenti veri, quelli che hanno peso e che possono cambiare la vita.

Più sono silenziosi e più hanno valore, più sono lontani da tutto e meno ricchi di persone, più aiutano a crescere. E a cambiare.

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Nel silenzio si cela la vera preghiera. Non quella fatta di formule, ma quella che sgorga dall’essere. È il silenzio delle notti stellate, quello della neve che cade lenta, quello di un’onda che si frange sulla riva prima di ritirarsi nel mare. È il silenzio che custodisce le lacrime, quello che avvolge gli sguardi carichi d’amore, quello che esiste tra le parole di un libro che tocca il cuore.

Ma c’è anche il silenzio delle piccole cose, quello che si dà per scontato. Il battito leggero di un’ala d’uccello, il respiro della terra all’alba, il rumore ovattato della pioggia sui vetri. In quel silenzio vivono verità che non hanno bisogno di essere spiegate.

È la musica più pura, quella che l’anima riconosce senza bisogno di traduzioni.

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Eppure, nella frenesia del mondo moderno, il silenzio è diventato un lusso, un’ombra a cui si sfugge per paura di restare soli con se stessi. Riempire il vuoto con parole, rumori, immagini, sembra l’unica via per sentirsi vivi. Ma forse, la vera vita comincia proprio quando si impara a fermarsi, a contemplare, ad accogliere la quiete. Chiunque abbia mai ascoltato il silenzio sa che non è vuoto, ma pieno di presenze. È l’abbraccio di ciò che è essenziale, il ritorno all’origine, la voce più antica e più vera. In esso si cela la saggezza, la pace, la possibilità di incontrare Dio e, nel riflesso del divino, ritrovare se stessi.

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