Il valore infinito di un “Come stai?”
Oggi un articolo un po’ diverso del solito, con il quale ho recentemente aperto un seminario in Svizzera e devo dire che mi sono trovata di fronte a una platea di occhi enormi e ben curiosi di sentire la risposta a una domanda semplice: “Come stai?” Direi che é una di quelle domande che apre le porte all’amicizia e ai rapporti, con la quale salutiamo le persone che incontriamo in strada e la cui risposta é sempre la stessa:”Bene, grazie”. Se devo dire la veritá, é una domanda all’apparenza banale, che quasi non vuol sentirsi dare una risposta diversa, ma al contempo inizia una connessione con un altro individuo, che forse, giá solo per questo, si meriterebbe di più. Ciò che voglio dire che il “Come stai?” di oggi ha ben poco senso, in quanto siamo troppo presi dai ritmi di vita frenetici e quindi diventa più complesso sopportare o ascoltare una risposta diversa dal “Bene, grazie”.

Foto: Zen

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Ma la domanda in sè rimane preziosa e ci offre pure la possibilitá di dimostrare un qualche interesse ne confronti dell’altro. In temi come questi, puó giá voler dire molto. A volte, un semplice Come stai? può diventare la porta d’ingresso verso l’intimità con le persone che amiamo. Notare che un’altra persona si interessa a noi alimenta la nostra autostima. È un meccanismo intrinseco all’essere umano ed é strettamente collegato con il concetto di sopravvivenza. Magari penserete che stia esagerando, ma non é così: non dimentichiamo che sono proprio le cose più semplici e scontate a nascondere le emozioni più grandi.

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Interessarsi agli altri e fare in modo che gli altri si interessino a noi non è un obiettivo facile da raggiungere. Diventa ancora più difficile quando ci aspettiamo la solita risposta e non siamo disposti neppure a pensare che magari l’altra persona non sta per nulla bene, magari sta passando un periodo davvero difficile e magari, proprio in quel momento, ha bisogno di venir ascoltata. Da noi. Oppure siamo noi ad aver bisogno di due orecchie grandi e una bocca muta, perché a volte giá solo esprimendo uno stato d’animo angoscioso ci sentiamo meglio.

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Non dimentichiamoci mai cheprenderci cura degli altri ci rende più felici. Molte volte affidiamo la felicità a cose banali. Pensiamo “sarò felice quando troverò il lavoro dei miei sogni”, “sarò felice quando passerò il concorso”, “sarò felice quando mi sposerò”. È vero che questi eventi ci offrono un certo benessere e, probabilmente, felicità. Su questo siamo tutti d’accordo. Il problema è che non appena ci adattiamo alla nuova situazione, si crea in noi una nuova “linea di base” e abbiamo bisogno di altro. È un benessere effimero. Al contrario, instaurare relazioni sociali basate sulla lealtà e la verità ci renderà felici per la maggior parte del tempo.

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Quindi la prossima volta che chiediamo o ci chiedono “Come stai?”, soffermiamoci un secondo sul valore della domande e cerchiamo di accendere le antenne, anche solo per un istante. Perché con pochissimo possiamo fare davvero molto.