Ogni scusa è buona per fare festa
Se avessi una bacchetta magica la farei durare per sempre. Sarà per quelle note di libertà nell’aria, o forse perché in sandali e maniche corte sto effettivamente meglio, ma il fatto è che l’estate ti entra nella pelle e diventa linfa vitale, che a settembre è un po’ difficile lasciare. Adoro i fine settimana pigri, quanto il tempo inizia a dilatarsi e hai l’impressone di essere ancora a luglio, però fa meno caldo e quindi respiri meglio. E anche se il mondo continua a mandarci notizie non proprio rassicuranti, beh, io rimango nella mia alcova, sbircio tra i pensieri, metto a posto gli armadi, mi diverto a osservare mia figlia crescere e nel frattempo mi godo la vita.

Foto: Zen

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A volte sono necessarie anche le giornate brutte, soprattutto per imparare a valorizzare quelle che sono migliori. La magia del contrasto può insegnarci molto se le prestiamo attenzione. Un gioco di luci e ombre che ci fa capire come essere migliori, ma ci fa anche captare le cose piccole e importanti, quelle che spesso diamo per scontate e invece sbagliamo. Bisognerebbe festeggiarle sempre, nella loro immensa piccolezza, anche per entrare nell’ottica che “ogni scusa è buona per fare festa”. E lo è veramente. Per le brutte giornate il miglior rifugio è quello che possiamo fornire a noi stessi. Quello spazio di solitudine ma allo stesso tempo di compagnia, dove possiamo sfogarci senza sentirci in colpa e dare una mano a noi stessi. Perché in qualche modo siamo lì per noi.

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Questo ritrovarsi in se stessi è un viaggio che nn finisce mai, ma che puntualmente ci porta in un posto in cui aggiustare quello che si è rotto. Per me l’estate è anche questo: mettere a posto le cose, in tutti i sensi. Fermarsi per sentire le emozioni e analizzare i pensieri, per scoprire parti di noi stessi che durante l’anno l’anno rimangono più o meno assopite, come fossero in letargo. È un mettere insieme tessere di un mosaico affascinante, che non finisce mai, è trovare spazi piccoli ma forti, dove far scorrere il disagio con la sola intenzione di sentirlo e comprenderlo. Senza giudicare. Ed è proprio così che mi sento oggi, libera da qualsiasi giudizio, senza pressioni, senza pretese e senza sensi di colpa.

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Se l’estate avesse un colore sarei perennemente indecisa. Giallo come il sole, ma anche turchese come il cielo. E bianco, come i gabbiani che volano sopra di me, perfetti nelle loro evoluzioni. A volte mi chiedo come sia la loro prospettiva.