In fondo la resilienza è proprio donna

É davvero da molto tempo che la parola “resilienza” ronza nella mia mente. E come tutte le piccole cose, diventa col tempo talmente insistente, da richiedere tutta la mia attenzione. Il fatto é che non molto tempo fa mi sono imbattuta su Instagram in un profilo dedicato proprio alla resilienza, che più o meno ogni giorno pubblica una frase, citazione, pensiero a tema. E come se non bastasse si tratta di frasi che hanno il potere magico di rendere la mia giornata ancora piú bella. La definizione ufficiale di questo termine dice così:

Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.

Accanto si potrebbe aggiungere: donna. E ogni volta che penso a un materiale capace di assorbire un urto senza rompersi, davanti agli occhi mi compare uno stupendo vaso di porcellana, pieno di crepe, dalle quali esce una luce stupenda, perché a volte le cose “vissute” sono in realtá le più belle e anche quelle che hanno un anima grande.

Foto: Zen

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Il concetto di rompersi poi é relativo. La mia esperienza di donna, madre, compagna, sorella, figlia dice che ognuna di noi é, in fondo, rotta, ciascuna in modo diverso, la cosa fondamentale é imparare a rialzarsi, a prendere in mano i pezzi di questo enorme puzzle chiamato vita, e ricomporli a modo nostro, magari da una prospettiva diversa. Essere resilienti ci consente un buon adattamento alla realtá ed é di certo connesso con un altro pensiero filosofico e di fondamentale importanza per la nostra serenitá:

Non possiamo cambiare gli eventi che accadono, ma possiamo cambiare la nostra reazione ad essi

È interessante notare come la resilienza si sia sviluppata proprio in questo periodo di pandemia, che ci ha costretto a persistere senza demordere, a credere senza sapere, ad andare avanti quando intorno hai il caos assoluto. Se quindi vogliamo trarre qualche beneficio dall’epoca davvero complessa che stiamo vivendo, possiamo dire che ha indubbiamente rafforzato il nostro essere, mettendoci quotidianamente alla prova.

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Gli eventi negativi sono sempre momentanei; ovviamente il concetto di tempo è soggettivo, il che si nota anche nel modo nel quale reagiamo ad eventi non piacevoli. C’è chi mantiene il lutto e la tristezza dentro di sè (non solo per la morte, ma anche per un divorzio, la perdita di un lavoro, una grande delusione) per un anno intero, chi invece dopo un mese già si rialza e risorge dalle ceneri. L’importante è non perdere la speranza e non percepire le situazioni negative solo come minaccia: ogni evento sgradevole infatti ci porta inesorabilmente a crescere e a spostarci dalla zona comfort. Comoda sí, ma non proprio utile nel senso di crescita. Bisogna inoltre non dimenticare che strategie diverse funzionano per persone diverse: ciò che si traduce in resilienza è una questione interamente individuale. Purtroppo non sembra esistere una ricetta comune e per tutti, dipende da come siamo, chi siamo e anche dal contesto nel quale ci troviamo.

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Una cosa che tuttavia potete sempre fare, molto utile per quel che riguarda il nostro equilibrio mentale, è chiedervi se una cosa, effettivamente, sia per voi o meno. Ad esempio io, all’inizio della pandemia, mi sono distaccata dal rumore mediatico e dal continuo bombardamento di notizie negative perché vederle precipitare nella mia vita e dirmi quanto fossero terribili le cose nel mondo non mi aiutava. Anzi. Quel senso di angoscia legato al non poter fare nulla, a lungo andare di consuma. Quindi no, grazie. Anche questa è una scelta.

 

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